Visione spirituale e interiore
Tre anni orsono, mi sono iscritto, consigliato da una cara amica, al master in psicologia della Bhagavad-gita, uno dei numerosi progetti per l’integrazione della personalità umana ideato dal prof. Ferrini fondatore, nel 1995, del “CENTRO STUDI BHAKTIVEDANTA”.
Sono Luca Pistolese, non vedente dalla nascita, e cercherò di trasmettere attraverso la mia esperienza, comequesto percorso può aiutare chiunque lo desideri, a trovare e condividere visione, non quella materialeesperibile con i sensi, ma quella spirituale, interiore, che nasce soltanto da una vieppiù vivida presa di consapevolezza delle nostre vere istanze evolutive.
Ringrazio dal più profondo del cuore e innanzitutto il prof. Ferrini per questo suo straordinario lavoro; i quindici seminari e le lezioni universitarie che costituiscono gli ascolti davvero fondanti, formativi estraordinari, sono simili a portali che spalancano alla nostra interiorità dimensioni di cui troppo spesso, ignoriamo l’esistenza; dimensioni che sono in noi assopite e inespresse. Ascoltando si accede ad una conoscenza estesa, sempre attuale, nuova e formativa, in un dialogo ricco di spunti e bellezza, fra Oriente e Occidente.
In questo percorso di studi ci si sente sempre sostenuti, attraverso webinar e tutoraggi puntuali che schiariscono efficacemente i dubbi o le nescienze che possono sorgere durante il corso, effettuati da docentipreparati ed empatici che poi, per la profondità dei valori trattati diventano amici carissimi: com’è accadutoa me.
“Psicologia della Bhagavad-gita”, il volume guida scritto, dall’ideatore di questo inestimabile progetto, non è, e non vuole essere un commento dei singoli versi della “Bhagavad-gita”, ma nella sua estrema preziosità, ci fa sentire ad ogni riga, la grandiosità, la forza, la ricchezza, la freschezza sorprendente e la varietà di soluzioni offerte da questa Opera e, ben lungi dal decontestualizzare il testo antico risalente a oltre cinquemila anni orsono; l’autore ci fa riflettere con spunti antropologici, psicologici, epistemologici, filosofici ed etici al più alto livello, stimolandoci alla conoscenza dell’antropologia di una civiltà; in questo caso quella indovedica, riuscendo a mostrarci con grande efficacia, come in filigrana, le prospettive più alte, le soluzioni più evolutive per l’elevazione spirituale e il benessere della nostra civiltà e anche della nostra personalità.
La “Bhagavad-gita” testo protagonista del master tradotta e commentata autorevolmente in modo molto approfondito da uno dei più acuti ed autentici esponenti della Tradizione della Bhakti vaishnava: Sua Divina Grazia A. c. Bhaktivedanta Swami Prabhupada, presenta testo sanscrito traslitterato in caratteri romani, testo sanscrito originale; questo testo è punto di riferimento per numerose università in tutto il mondo.
Come le utilissime linee guida, gli esami relativi alle varie sezioni del corso, tutt’altro che nozionistici, freddi e formali, sono invece veri e propri scambi con i docenti, condivisioni importanti e arricchenti, le quali stimolano soltanto a volerne ed averne altre ancora; o almeno così è ogni volta per me.
Ma che cos’è la Bhagavad-gita?
“Il canto del glorioso Signore”, questa è la traduzione in italiano del titolo sanscrito “Bhagavad-gita”, è sicuramente il più noto tra i testi sapienziali della Tradizione indovedica, paragonabile a ciò che il Vangelo rappresenta per i cristiani; questo straordinario scritto, parte di quell’Opera immensa che è il “Mahabharata”, è riferimento insostituibile e universalmente riconosciuto da milioni di Hindu.
Ma non solo, filosofi occidentali, psicologi, politici, scienziati, tutti hanno trovato un’autenticità, una grandiosità, una saggezza, una originalità di pensiero in questo antico dialogo costituito dalle eterne parole d’amore di Bhagavan Shri Krishna, Dio, la Persona Suprema, e dalle domande che da sempre assillano l’uomo di tutte le culture, tempi e luoghi, domande poste a Lui dal Suo caro amico e discepolo Arjuna.
Krishna conduce il suo discepolo e quindi noi, in un cammino di riscoperta e reintegrazione di tutti gli aspetti della personalità umana, per giungere mediante questo processo di riacquisizione e armonizzazione di tutte le peculiarità della persona, alla riconquista completa dei propri autentici valori, della sua volontà, della sua propria reale identità “atman”.
Ma come avviene questo?
Il mondo dei fenomeni, il divenire, risulta, in quest’altissima epistemologia, solo uno strumento del conoscere, una sua modalità, piuttosto che l’oggetto della conoscenza.
Infatti, Bhagavan Shri Krishna, il grande cantore di quest’Opera, Dio, la Persona Suprema, è Lui tale oggetto, Egli è la conoscenza, Colui che conosce, ed è sempre Lui lo scopo della conoscenza.
Ma, in prima istanza, cos’è che dev’essere conosciuto?
Esiste un ordine cosmo-etico, in cui ogni cosa è inscritta, un Ordine che se infranto, subito tende a ripristinarsi in conformità con la natura del Creatore, del creato e delle creature: questo è il dharma, la modalità con cui il principio ordina la creazione e le creature, secondo un disegno fatto di perfetta armonia e perfetto equilibrio, regolato dall’indefettibile reciprocazione di ogni azione. Il dharma ci vuole liberi, ma liberi non vuol dire egoisti o individualisti, liberi vuol dire capaci di poter riutilizzare le nostre reali e peculiari risorse, quelle risorse che avevamo perduto a causa dei condizionamenti accumulati nella mente profonda.
Pertanto, quel che per prima cosa è urgente conoscere, è che noi, tutti noi, io, voi, nessuno di noi può essere identificato né può identificare sé stesso col corpo che lo riveste.
Noi non siamo questo corpo!
Ma siamo anime eterne!
Siamo beati! Sapienti! Immortali!
Infatti, siamo costituiti di eterna e consapevole gioia!
Ma allora perché soffriamo e vediamo soffrire?
Noi, lo ripeto, non siamo il corpo che ci riveste!
Però, ci identifichiamo con esso e con tutto ciò che ad esso pertiene; noi non siamo in realtà nemmeno il corpo psichico, ma è nella nostra psiche che esiste un comparto chiamato in questa Tradizione: “ahamkara”, “ego”, il quale opera come una lente che distorce l’immagine della realtà, quindi; noi non percepiamo la realtà, percepiamo la distorsione egoica di essa.
Tuttavia, siamo anime eterne, “L’anima è non nata, eterna, sempre esistente è primordiale, non muore quando il corpo muore”. (Bg.2.20).
Immaginate quello che questi concetti sublimi hanno potuto produrre in un non vedente dalla nascita?
Insomma, se non siamo il corpo, il fatto che non vedo non è poi così importante, in forza di quanto appena detto.
Così, non il percepire è la chiave dell’affrancamento, ma piuttosto, l’essere percepiti.
Quindi, tutta la forza delle tenebre dualistiche e schiaccianti che gravava sulla mia vita, che grava, autoprodotta, sulla vita di tutti, è d’un colpo distrutta, non più soltanto il divenire opaco e frenetico, ma finalmente visione spirituale, visione vasta e rinnovata a un livello più alto, contemplazione del divenire non più in sé stesso, ma attraverso l’essere, il Divino essere del tutto.
Pensiamoci: quanto realmente vediamo?
Cosa realmente vediamo?
Chi è realmente colui che vede?
Ecco che la “Bhagavad-gita”, risponde a queste domande e a moltissime altre.
Infine, qual è quella forza in grado di annullare ogni dualismo?
Questa forza è la Bhakti, il Bhakti-yoga, ovvero, l’eterna relazione d’amore con Dio, un amore in uno spirito di offerta al Divino, essa è proprio scienza dell’offerta; uno scambio d’amore incondizionato e ininterrotto, l’eterna connessione d’amore fra Dio e noi, le anime, Sue promanazioni.
Così, con questa pratica unitiva che è la bhakti, tutte le istanze illusorie che scaturiscono dalle errate identificazioni con il corpo grossolano e con l’ego sottile, vengono trascese e armonizzate in una felice ed eterna consonanza fatta di amore per Dio, e dell’amore di Dio, il quale reciprocando a questo perfetto e ontologico sentimento a Lui offerto, ognuno chiama incessantemente a partecipare delle Sue glorie inesauribili.
E non è forse questa la prospettiva più evolutiva e grandiosa, più gioiosa e straordinaria per poter attribuire un senso, una progettualità e una direzione colma di felicità alla propria vita?
Cosa altro mai si potrebbe chiedere a un percorso?
Ma allora queste parole situate al di là del tempo, costituiscono davvero la soluzione per ogni dubbio, per ogni blocco psichico, per ogni frammentazione della personalità umana; e questo posso testimoniare con la convinzione vivida e sentita di chi lo esperisce ogni giorno.
Infatti, ho verificato che ogni volta che mi sono soffermato a guardare la sofferenza mia e degli altri senza avvalermi di questi supporti strutturanti, schiarenti, luminosi e risolutivi per la coscienza, ogni volta che l’ho fatto, le tenebre hanno sempre vinto.
Così, tutto era un buio non senso.
Questo studio, questo corso invece, tutto ha capovolto, proponendomi e predisponendomi a cambi di paradigma sempre più marcati, fulgenti, intensi, pregnanti e integranti per la mia persona.
Chiunque farà questo viaggio, potrà felicemente accorgersi che volando basso si vede in un modo assai diverso che ad alta quota.
Infatti, Lassù, in quel luogo coscienziale entro il quale risiede il prototipo di ogni emozione, Là ove si scorgono dapprima e si esperiscono poi, le vette luminose della coscienza, gli archetipi Divini e gioiosi dell’anima; là il pensiero s’innalza ancora e ancora sospinto dal crescente desiderio, ormai per sempre guarito e affrancato, verso i cieli più alti.
Quindi a tutti, a ognuno, a chiunque si pone certe domande, io consiglio dal profondo del mio cuore questo master, che a me ha cambiato la vita.
Un giorno senza studiare per questo viaggio, è oramai per me un giorno in cui ho perso molto; non riesco a fare a meno dei pensieri che questo studio mi suscita nel cuore, e tutto questo è pura meraviglia. Non lo avrei mai potuto immaginare prima di sperimentarne tutta la realtà.
Perciò lo auguro davvero a tutti, e a ognuno auguro la gioia e la visione che, sempre nuove, ne scaturiscono,come un’eterna festa nell’amore, una gioia in continua espansione.