La Dipendenza del XXI secolo: Internet Addicition Disorder (parte II)
Non è un segreto che le persone che vivono in società avanzate stanno attraversando un momento di crisi – una crisi basata sull’avere a disposizione tutti i mezzi economici ed informatici ma contemporaneamente un vuoto interiore, la crisi di vivere con simboli che non rappresentano più valori reali.
Internet rappresenta uno strumento utile e potente, multidimensionale, ormai indispensabile per il lavoro, per lo studio, per il gioco, per le indagini. Le opportunità che offre sono molteplici ma, come tutti gli strumenti, può apportare benefici solo se è utilizzato da chi possiede retta conoscenza, discernimento e una buona motivazione.
La realtà virtuale può anche contribuire al bene dell'uomo, ad esempio, se utilizzata a scopo terapeutico, può essere un valido aiuto per limitare la percezione del dolore psicofisico. Non sentire il dolore delle ustioni grazie ad un ghiacciaio virtuale, camminare con la leggerezza di una persona magrissima anche se il corpo è obeso, avere l'impressione di muovere un braccio paralizzato: la ricostruzione della realtà tramite computer può aiutare chi soffre a guarire. Negli ultimi anni Hunter Hoffman, psicologo del Medical Center di Seattle, ha messo a punto degli strumenti appositamente studiati per raggiungere lo scopo. Lo studioso, ha infatti creato, tramite la tecnologia virtuale, alcuni mondi fantastici con funzione "analgesica".
Una delle realtà virtuali più efficaci è lo "SnowWorld", mondo costruito tra i ghiacci utilizzato per ridurre la sofferenza degli ustionati durante il cambio delle fasciature.
Il principio di funzionamento dei "mondi virtuali" si basa sul fatto che per provare dolore è necessaria una certa concentrazione sulle sensazioni dolorose. Dal momento che le facoltà collegate all'attenzione umana sono limitate, se la propria attenzione viene dedicata a qualcosa di molto coinvolgente, viene contemporaneamente sottratta alla percezione del dolore.
L’applicazione della realtà virtuale facilita la visualizzazione ma, come è già stato appurato scientificamente, l’essere umano, tramite la meditazione, è in grado di produrre nel corpo e nella mente lo stesso effetto dei tranquillanti ed altre sostanze, come l'endorfina.
Uno dei ricercatori più attivi degli ultimi anni, Richard Davidson dell'Università di Wisconsin, Stati Uniti, nei suoi lavori svela dati interessanti e sorprendenti su questa pratica millenaria. “I nostri risultati indicano che la meditazione produce effetti biologici, ovvero modificazioni nel cervello associate ad emozioni più positive, migliorando anche la funzione immunitaria”.
La visualizzazione meditativa costituisce una pratica fondamentale che si collega a molti metodi già consolidati e accettati in ambito psicologico e psicoterapeutico, con studi scientifici che ne attestano efficacia.
Come spiega nei suoi lavori il fondatore dell’Università popolare degli studi indovedici, Marco Ferrini, Ph.D.Psychology, grazie alla visualizzazione meditativa noi possiamo creare gli effetti che desideriamo in quanto il sistema nervoso non ha nessuna capacità di distinguere tra l’immaginario e il reale.
Nella tradizione Bhakti-Vedantica, la visualizzazione (darshana) è uno dei più antichi ed efficaci metodi per la gestione dei contenuti psichici. Possiamo infatti imparare a trasformare le convinzioni che sono la causa di gravi squilibri emotivi e di sofferenze, rafforzando la nostra capacità di affrontare crisi e traumi ed apportando così miglioramenti concreti nella nostra vita psichica.
Attraverso la focalizzazione di un'attenzione sostenuta, attraverso i processi di elaborazione concettuale e di visualizzazione, si ottiene una presa di consapevolezza dei meccanismi inconsci, di memorie emotive perdute, di rapporti che sfuggono, e di tutti quegli oggetti psichici che possono essere rievocati, illuminati, corretti, recuperati per ristabilire un maggior equilibrio e rafforzare nel soggetto la capacità di gestione dell'emotività.
Nella pratica di visualizzazione, alla mente affiorano suoni, immagini, impressioni, e su questi prodotti psichici individuali si può portare avanti un lavoro di elaborazione e sublimazione. L'esperienza della visualizzazione meditativa nell'ambito della disciplina Bhakti-Vedantica, ha portato in molti soggetti miglioramenti consistenti, perfino la remissione completa di sintomi quali angoscia, depressione o alienazione, attraverso lo sviluppo di una percezione più profonda della propria identità, un crescente senso di progettualità ed una applicazione pianificata e consapevole delle scelte di vita.
1 M.Ferrini, Pensiero, Azione, Destino; Centro Studi Bhaktivedanta