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La Rappresentazione Artistica come un Mezzo di Trasformazione Affettiva

Drammaterapia vede la catarsi come un processo attivo di trasformazione degli affetti. Attraverso la rappresentazione artistica, lo spettatore può comprendere, attenuandone l’effetto emotivo immediato, gli aspetti profondi della sua realtà psicologica ed esistenziale. Contemplare dall’alto, vedere da una certa distanza o da un altro punto di vista le passioni che ci trascinano, può contribuire alla comprensione del loro significato. La catarsi nella drammaterapia non è necessariamente uno sfogo di forti sentimenti, spesso è “l’abilità di riconoscere le contraddizioni, di vedere come aspetti conflittuali della vita psichica, del pensiero, del linguaggio o del sentimento possano esistere simultaneamente”. La catarsi, allora, può essere vista come il riconoscimento di un conflitto che genera tensione e disagio. Assumere una posizione dalla quale poter modulare la propria esperienza, spostandosi sui gradi del vissuto emozionale, vuol dire porsi a una “giusta” distanza da un contenuto emotivo.

Robert Landy nel suo lavoro su drammaterapia fa coincidere il concetto di distanza estetica con quello di catarsi, intesa come conquista di equilibrio tra emozione e consapevolezza, tra coinvolgimento e distacco. Ad una “distanza estetica”, la persona può esperire l’ansia senza esserne sommersa; può “sentire intelligentemente” e “capire con sentimento”, elaborando la tensione attraverso un nuovo livello di comprensione. In questa prospettiva la catarsi è il raggiungimento di una posizione di distacco da cui si può arrivare a cogliere la natura impermanente della realtà fenomenica in cui bene e male, sofferenza e felicità possono coesistere.

L’elaborazione del concetto di catarsi che ci ha lasciato nei primi decenni del secolo scorso Lev Vygotskij, uno psicologo e pedagogista, padre della scuola storico-culturale russa, offre degli spunti interessanti proprio a partire dall’esperienza estetica. Lo psicologo russo insorge contro chi vorrebbe vedere nell’arte solamente una funzione conoscitiva, gnoseologica, e anche contro chi riconduce l’arte al sentimentale, nella sua versione edonistica (l’arte come piacere). La sua attenzione va al processo di trasformazione che attraverso l’opera si mette in atto. Il processo artistico, insieme alla metamorfosi del materiale dell’opera, produce anche una “metamorfosi dei sentimenti”. Sentimenti, emozioni, passioni si trasfigurano innalzandosi dalla sfera strettamente individuale per divenire sociali e universalizzarsi. «Così, il senso e la funzione d’una poesia sulla tristezza non stanno affatto nel trasmettere a noi la tristezza dell’autore, nel contagiarci con essa, bensì nel trasformare questa tristezza in modo che agli uomini si riveli qualcosa di nuovo, in una più alta verità di vita».

Per Vygotskij, il processo della catarsi si esprime attraverso “il contrasto di sentimenti” dove il contenuto affettivo di un’opera, si sviluppa in due direzioni contrarie, ma convergenti verso un unico punto finale nel quale si determina una trasfigurazione del sentimento, una sua chiarificazione e illuminazione». La tragedia ci dispone a tendere verso l’infinito, a proiettare il nostro sentire oltre i limiti dell’io, delle emozioni personali, mettendoci a contatto con il tremendo e il sublime. Il personaggio tragico, adempiendo alla funzione della tragedia, contribuiva al progresso etico: riaffermando il legame spirituale dell’uomo con il suo destino meta-psicologico. La katharsis diventava un forte segno di rigenerazione spirituale.